giovedì 24 dicembre 2015

Its: nel 2018 sarà di 40 miliardi il valore del mercato delle auto connesse



Il valore del mercato globale delle auto connesse (o “connected cars”) sarà di circa 40 miliardi di euro nel 2018, con un aumento del 66,7% rispetto al valore di 24 miliardi stimato nel 2015. Anche il mercato dei sistemi Adas (Advanced Driver Assistance System) per l’assistenza alla guida sulle auto presenterà una crescita nei prossimi anni, passando dai circa 4 miliardi di euro nel 2015 ai 7 miliardi di euro stimati nel 2018, con un aumento del 75%. Lo comunica l’Osservatorio Autopromotec, la rassegna espositiva internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico, analizzando dati forniti da AlixPartners.

I  veicoli connessi, ovvero veicoli dotati di soluzioni di connettività mobile in grado di assistere con efficienza il conducente e soprattutto di fornirgli informazioni sulla sicurezza e sul veicolo in tempo reale, ricevono a bordo del veicolo informazioni su traffico e diagnostica, interagendo con le infrastrutture stradali per la raccolta e lo scambio di dati e con i dispositivi elettronici dei conducenti (ad esempio smartphone o tablet) per avere a disposizione un sistema di infotainment centralizzato (navigazione, chiamate, musica, etc.).

I sistemi ad alto contenuto tecnologico per l’assistenza alla guida delle autovetture (i cosiddetti Adas, Advanced Driver Assistance System), in parte già disponibili sul mercato, sono pensati per integrare una vasta gamma di funzioni di assistenza alla guida: dai sensori di parcheggio automatico a quelli di spostamento controllato della corsia, dai sistemi di controllo della sterzata a quelli predittivi di frenata. Tra i dispositivi Adas rientra anche la cosiddetta “guida autonoma”, ovvero la facoltà dell’auto di guidarsi da sola senza il coinvolgimento del conducente. Tali tecnologie, dunque, diventeranno una componente sempre più diffusa ed essenziale per rendere più sicura la circolazione e tutelare la salute dei passeggeri

Naturalmente, si legge nello studio, le caratteristiche di questo mercato alimenteranno la necessità di maggiori investimenti da parte delle case automobilistiche, oltre al normale lavoro di sviluppo per nuovi veicoli. 

Anche il mondo dell’autoriparazione sarà interessato da questo contesto in rapida evoluzione. I cambiamenti, infatti, comporteranno necessariamente continue sfide di adeguamento anche per il settore dell’aftermarket automobilistico, che dovrà essere in grado di compenetrare una pluralità di competenze e puntare su una specializzazione sempre maggiore, sia nelle attività di officina che nella produzione di attrezzature per l’autoriparazione sempre più tecnologicamente avanzate.

Per seguire lo sviluppo dell’innovazione tecnologica nel settore dell’autoriparazione e dell’aftermarket automobilistico l’appuntamento è alla prossima edizione di Autopromotec che si terrà, sempre nel quartiere fieristico di Bologna, dal 24 al 28 maggio 2017.


martedì 22 dicembre 2015

Guida autonoma e IoT: l'auto diventa un assistente personale



Bosch torna al CES di Las Vegas puntando sull'auto "intelligente": connessa, autonoma e in grado di semplificare la quotidianità, a cominciare dalla ricerca del parcheggio. Dal 6 al 9 gennaio, la multinazionale tedesca presenterà alcuni concept e una showcar sviluppata appositamente per anticipare l'auto del futuro, anche sul fronte della sicurezza.


La showcar fa da assistente personale. La "visione" di Bosch verrà sintetizzata in una vettura a guida autonoma in cui il cruscotto e la console centrale sono stati trasformati in un grande display elettronico, in grado di visualizzare diverse informazioni a seconda del contesto e della situazione. Tra queste non manca l'avviso per l'attraversamento dei pedoni, proiettato dallo schermo come una sequenza di luci molto visibili. Il sistema può inoltre memorizzare le preferenze personali e l'agenda della giornata, avviando automaticamente la navigazione a seconda degli appuntamenti. Completamente immersa nell'Internet delle Cose (meglio nota come IoT, Internet of Things), la showcar garantirà anche la connessione ai sistemi di domotica smart (utile per attivare a distanza il riscaldamento o gli allarmi) e sarà dotata di comandi evoluti, sia gestuali che vocali.

Guida e parcheggio automatici. Ovviamente, sulla concept non mancherà il pilota automatico, inseribile a piacimento: secondo Bosch, nel 2020 la guida autonoma in autostrada sarà molto diffusa e permetterà di ridurre "significativamente" il numero di incidenti. A Las Vegas un altro veicolo, in mostra al Sands Expo, consentirà di approfondire l'evoluzione della tecnologia, già sperimentata da Bosch sulle autostrade tedesche, americane e giapponesi. Assieme alla guida autonoma, l'azienda presenterà anche un sistema di valet parking automatico attivabile tramite un'apposita app: la tecnologia consentirà alla vettura di parcheggiarsi da sola all'interno dei garage, grazie ai sensori di bordo e a quelli collocati sulla pavimentazione.

La lotta al contromano. Un altro sistema che debutterà dal vivo a Las Vegas si ripromette di minimizzare la piaga dei contromano. La soluzione si basa su un modulo software (integrabile in qualsiasi app per smartphone o sistema infotainment) e punta ad avvisare gli automobilisti grazie alla connessione al cloud. Il meccanismo è relativamente semplice: durante la marcia, il sistema confronta la direzione del veicolo con quella consentita in una determinata strada, inviando le informazioni (rese anonime) a un database centrale. In caso di incongruenze, rilevabili in tempo reale, il cervellone centrale invia un allarme sia al conducente che ha imboccato la strada contromano che ai veicoli nelle sue vicinanze, riducendo il rischio di impatto. Avendo una base crowd, l'angelo custode digitale diventa più preciso all'aumentare delle auto connesse al network. Sulla scia del sistema anti contromano c'è anche quello che Bosch chiama "orizzonte connesso": grazie al collegamento con la Rete (e dunque alle altre auto e alle infrastrutture), la tecnologia permetterà all'auto di "vedere" oltre gli incroci e di riconoscere i pericoli sulla strada, anticipando incidenti, cantieri e ingorghi: l'obiettivo, in maniera simile all'eHorizon di Continental, è migliorare sia la sicurezza che i consumi.

Il touch screen con feedback tattile. Infine, a Las Vegas Bosch porterà anche lo schermo Touch & Feel, un display dotato di una tecnologia di feedback tattile che permette di percepire i tasti come se fossero veri. La "magia" sta nelle variazioni della struttura superficiale, con parti ruvide, lisce o sagomate: in questo modo, il touch screen è in grado di restituire una sensazione meccanica, minimizzando le distrazioni durante l'uso delle funzioni di bordo. Il display è già stato premiato con il CES 2016 Innovation Award nella categoria dell'infotainment. D.C.

Articolo originale: http://www.quattroruote.it/news/nuove_tecnologie/2015/12/21/bosch_ces_2016_guida_autonoma_e_iot_l_auto_diventa_un_assistente_personale.html

giovedì 17 dicembre 2015

Nell’auto connessa i comandi vocali rimpiazzeranno il touchscreen


Comprendere le richieste dell’utente e rispondere in modo efficace, interazioni macchinose o complesse di mezzo: questo, secondo Nuance, è l’obiettivo primario di un’intelligenza artificiale degna di un’auto connessa. Durante un’incontro che si è svolto a Milano abbiamo avuto modo di farci raccontare dalla società qualcosa in più sull’ultima versione del suo software di riconoscimento vocale e assistenza alla guida Dragon Drive, che avevamo visto in anteprima a Las Vegas e che i costruttori del settore automobilistico stanno implementando in questi mesi suo loro veicoli.

La piattaforma di Nuance non è direttamente visibile durante la guida; si tratta piuttosto di uno strato sottostante all’interfaccia finale che i singoli costruttori disegnano per i propri sistemi di infotainment. Eppure la società è dietro a molti dei grandi nomi del settore: da Audi, BMW e Daimler, attraversando l’oceano per passare a Chrysler e poi ancora a Toyota.

Nuance calcola che i propri sistemi siano installati su circa 130 milioni di auto.

La novità di maggior rilievo del nuovo Dragon Drive, spiegano da Nuance è la biometria vocale. Dopo una fase di addestramento di pochi secondi, gli algoritmi di Nuance riescono a riconoscere i proprietari del veicolo dal timbro della voce, e a cambiare il profilo attivo sulla piattaforma a seconda di chi si mette alla guida. Non solo la rubrica telefonica, ma anche le app preferite preferite e il collegamento ai relativi account social riflettono
le impostazioni definite dal conducente.

Tra queste c’è la seconda nuova funzione della piattaforma, ovvero Daily Update: si tratta di un servizio che offre al guidatore una sintesi della giornata che lo aspetta – dal meteo al traffico in tempo reale, passando per gli appuntamenti in calendario e le notizie relative agli argomenti impostati. Una sorta di Google Now a marchio Nuance, pensato per la pronuncia ad alta voce e dedicato ai pendolari.



I comandi possono essere impartiti usando un linguaggio naturale, del quale Dragon Drive affina la comprensione nel tempo, ma anche la musica preferita e le abitudini entrano allo stesso modo a far parte del profilo del proprietario e salvate in cloud così da poter essere utilizzate anche su altri veicoli. E grazie al cloud e all’app per smartphone infine si possono sincronizzare informazioni accessorie con l’auto, ad esempio scegliendo dal telefono una destinazione e trovarla già preimpostata come punto di arrivo all’accensione del motore.

Anche di fronte a una serie di funzionalità avanzate di questo tipo, però, la questione del prezzo resta fondamentale. Perché scegliere un sistema integrato con l’automobile, generalmente costoso, quando ormai sono disponibili sul mercato app che fanno cose simili pesando solo sullo smartphone e decisamente meno sul portafogli?

Nel futuro delle auto connesse il cui firmware potrà essere aggiornato costantemente e la spesa necessaria a un sistema di infotainment darà come vantaggio una piattaforma da viaggio evoluta e costantemente all’avanguardia. Fortunatamente è un futuro prossimo: Dragon Drive supporta già questo tipo di update e lascia ai costruttori la decisione se sfruttarlo o meno. Nel frattempo, a detta della società, anche ora i benefici di un sistema fuso insieme all’abitacolo sono molteplici e vanno da un’integrazione più stretta con la strumentazione di bordo al funzionamento anche offline di molte delle funzionalità, passando per un riconoscimento vocale migliore e per il fatto che un prodotto del genere è progettato per funzionare senza inghippi.

E la società sta lavorando in questo senso: per Nuance l’interfaccia deve sparire dalla percezione dell’utente, che deve poter comunicare i suoi bisogni all’intelligenza artificiale – libero dall’incubo di opzioni e sottomenù tra i quali scegliere, e a beneficio di comodità e sicurezza.

mercoledì 9 dicembre 2015

Auto connesse vuol dire maggiore sicurezza sulle strade, pericoli dagli attacchi hacker




Se le automobili fossero tutte smart car, avremmo la certezza di una guida decisamente più sicura. I maggiori potenziali pericoli? I cybercriminali in grado di intercettare le comunicazioni e localizzare le vetture.

Panda Security evidenza che, se immaginassimo un mondo in cui nelle autostrade le automobili fossero tutte smart car, avremmo la certezza di una guida decisamente più sicura. Queste auto sono in grado di comunicare tra loro per evitare scontri e possono percorrere strade alternative in caso di incidenti rilevati. Inoltre, non passano mai con il semaforo rosso e in futuro i vigili potranno evitare di alzare il braccio per fermare le macchine, in quanto questa attività potrà essere svolta da remoto. 

L’Internet of Things ha l’obiettivo di salvaguardare vite umane nel settore automobilistico.
The National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) degli Stati Uniti stima che la tecnologia alla base di queste automobili potrà prevenire oltre mezzo milione di incidenti e oltre un milione di vittime ogni anno, solo negli Stati Uniti. General Motors ha già annunciato che la tecnologia vehicle to vehicle sarà introdotta sui modelli Cadillac nel 2017.

Tuttavia, la capacità di queste macchine di comunicare tra loro rappresenta un problema per gli esperti di sicurezza, in quanto potrebbero diventare bersagli di cyber attacchi, se qualcuno fosse in grado di intercettare le comunicazioni e riuscisse a localizzare le vetture. Ciò è già stato dimostrato dall’esperto di security Jonathan Petit durante la conferenza Black Hat Europe.

Il mese scorso Petit ha mostrato come una semplice penna laser sia in grado di confondere una smart car, facendole credere di avere un ostacolo sulla strada, quando in realtà nulla era presente. Oggi l’esperto ha illustrato come queste automobili possano essere facilmente rintracciate.

Le connected car utilizzano una gamma Wi-Fi per riuscire a comunicare da centinaia di metri di distanza. Questo è utile per evitare incidenti, in quanto possiedono una mappa completa di tutte le vetture in prossimità. Le connected car, a differenzia delle smart car, che elaborano l’ambiente utilizzando il sensore LIDAR (Light Detection and Ranging) posto sul tetto, non vedono ciò che è intorno a loro, ma lo rilevano.

Le informazioni inviate da un’auto a un’altra sono crittografate e sono relative alla loro posizione e velocità. Non vengono inviati dati legati alla targa, ma ogni messaggio possiede una firma digitale per evitare false comunicazioni o incomprensioni che potrebbero provocare incidenti.
Petit ha sfruttato la firma digitale per effettuare i propri test presso l’University of Twente nei Paesi Bassi. Ha posizionato due stazioni di “sniffing” (attività di intercettazione passiva dei dati che transitano in un network), in punti diversi del campus, dedicate alla raccolta di informazioni dalla rete. Ha parcheggiato anche un veicolo dotato di sistema V2X (vehicle-to-everything), in grado di recuperare i dati provenienti da veicolo a veicolo e da veicolo a infrastruttura.

Dopo due settimane, l’auto ha trasmesso oltre due milioni e mezzo di messaggi e le stazioni di sniffing ne hanno rilevati circa quarantamila, solo il 3% del totale. Con questi dati e con le firme digitali, Petit è stato in grado di identificare i veicoli, stimare dove fossero all’interno del campus con una precisione pari al 78% e risalire al luogo esatto con il 40% di successo.
Petit e il team di investigatori dell’University of Twente credono che i governi o i cyber criminali potrebbero utilizzare questo sistema su larga scala per monitorare tutte le automobili di una città. “I ladri potrebbero attendere che le auto della polizia siano impegnate in una determinata zona, per commettere un furto,” spiega Petit.

Con questa tecnica è semplice anche compromettere la sicurezza di connected e smart car, la quale consente di risalire a luogo, velocità e direzione delle vetture. Considerato che le stazioni hanno un costo di 511 euro, Petit reputa che per il momento l’unico metodo per effettuare questi attacchi sia con Raspberry Pi e radio Wi-Fi.

Per altri esperti, una possibile alternativa di difesa potrebbe essere quella di utilizzare pseudonimi diversi che cambino ogni cinque minuti per firmare i messaggi, nella speranza che i cyber criminali non siano in grado di identificare l’automobile e rintracciarla. Petit ha spiegato però che questo metodo implicherebbe solo un costo aggiuntivo del 50% per i cyber criminali, per la necessità di un numero maggiore di stazioni.

Al momento però non c’è motivo di preoccuparsi. Petit sta collaborando con Ford, General Motors e altre case automobilistiche per sviluppare strategie di protezione delle connected car. In pochi anni saremo in grado di beneficiare dei vantaggi di queste auto, con la garanzia di una completa sicurezza.

giovedì 3 dicembre 2015

Google vuole migliorare la sicurezza in auto





Tecnologia e automobili sono una combinazione pericolosa. Infatti, mentre alcuni sistemi come la messaggistica vocale possono essere di aiuto mentre si guida, esistono dei gadget che potrebbero rivelarsi solo una rischiosa distrazione. Google ha pensato ad un modo per risolvere il problema.

Stando a quanto riferito dall’US Patent & Trademark Office, Google starebbe brevettando un sistema per rilevare se chi indossa un wearable è alla guida di un’automobile in movimento oppure se è semplicemente un passeggero della stessa. Google vorrebbe poter utilizzare la posizione dell’indossatore del device e rilevare i suoi movimenti in modo da capire se stia effettivamente guidando o meno. Questa nuova funzione potrebbe essere inserita in moltissimi device con sistema operativo Android.
Google, tramite il dispositivo indossato, potrebbe quindi percepire se la persona gira il volante o cambia le marce, agendo poi di conseguenza: a quel punto disattiverebbe tutte le notifiche e le chiamate in arrivo sull’indossabile per migliorare la sicurezza a bordo del guidatore.

I sistemi che rilevano il movimento già esistono, ma non sono ancora in grado di capire se chi indossa un wearable si trova alla guida del veicolo o se è semplicemente un passeggero. Se Google riuscisse a sviluppare al meglio quest’idea sarebbe davvero un enorme passo avanti per la tecnologia. Purtroppo al momento dobbiamo accontentarci del brevetto e non sappiamo se e quando questa funzionalità effettivamente vedrà la luce.

Fleet2Track già permette di farlo.