lunedì 30 novembre 2015

LG anticipa Apple ed entra nel mercato delle auto elettriche con la Chevrolet Bolt EV




Che Apple sia interessata al settore automobilistico non è di certo un mistero, tuttavia troverà della concorrenza anche in questo campo. LG infatti, ha anticipato l’azienda di Cupertino, collaborando con la General Motors nella creazione della Chevrolet Bolt EV.

Si tratta di una nuova automobile elettrica presentata durante il salone dell’automobile di Detroit. L’auto sarà in grado di percorrere ben 300 km con una sola ricarca.

Per ottenere un risultato simile, la casa automobilistica doveva necessariamente collaborare con un partner in grado di fornire diverse tecnologie e servizi. LG è quindi il primo produttore ad entrare nel settore automobilistico con questo modello di Chevrolet che entrerà nell’ultimo ciclo di produzione entro la fine del 2016.

LG fornirà:
  • il motore elettrico basato su un progetto della General Motors,
  • il modulo inverter per convertire la corrente da continua ad alternata,
  • caricabatterie di bordo,
  • compressore per il sistema elettrico di controllo del climatizzatore
  • batteria a celle
  • moduli per mantenere basso il voltaggio degli accessori
  • modulo Power Line per gestire la comunicazione tra l’auto e la stazione di ricarica DC
  • cluster di strumenti
  • sistema di bordo
L’immagine che vedete in alto è un concept ufficiale di General Motors che indica proprio l’aspetto che avrà l’auto nel 2016.


martedì 24 novembre 2015

A bordo di una Volvo con la realtà aumentata di Microsoft



Siete interessati a comprare una Volvo? Volete vedere interno e dettagli dell’auto dei vostri sogni? Nel prossimo futuro potrete farlo semplicemente indossando un dispositivo di realtà aumentata, senza dover andare da un concessionario di automobili.


E’ quanto promette la partnership tra Microsoft e Volvo. Il produttore svedese ha annunciato che utilizzerà HoloLens, il dispositivo di realtà aumentata firmato Microsoft, per offrire ai clienti un’esperienza di showroom virtuale. Scott Ericsson, responsabile marketing del team HoloLens, ha dichiarato in un post che, grazie a questa collaborazione, gli utenti potranno esaminare un’automobile e vedere i dettagli dell’interno, anche in movimento.

l dispositivo di realtà aumentata HoloLens è dotato di sensori e strumenti di elaborazione che creano una finestra nel campo visivo di chi lo indossa, e attraverso questa finestra l’utente può interagire con gli oggetti digitali.
Volvo e Microsoft stanno lavorando insieme anche su altre iniziative, secondo quanto riportato da GeekWire. Le due aziende stanno collaborando su un progetto di auto a guida autonoma, in competizione con Tesla, Google e probabilmente Apple, se porterà a compimento il progetto della sua auto a guida autonoma.

Microsoft ha avviato diverse partnership per lo sviluppo di applicazioni del suo dispositivo di realtà aumentata: l’azienda ha annunciato che sta collaborando con la NASA, Trimble e la Case Western Reserve University.

Gli sviluppatori indipendenti interessati a HoloLens possono richiedere a Microsoft il developer kit, disponibile al costo di 3.000 dollari. Non è ancora noto quando questo dispositivo (che dovrebbe essere disponibile nel primo trimestre del 2016) giungerà alla versione finale per il mercato consumer.

Su Startit le ultime soluzioni sulla realtà aumentata.

venerdì 20 novembre 2015

Hacking delle auto: minaccia reale o ipotetica?


Il caso dell’hacking dal vivo di una jeep avvenuto pochi mesi fa ha riaperto il dibattito sulla possibilità che i sistemi informatici di cui sono dotate le auto di nuova generazione possano essere effettivamente violati.

l caso dell’hacking dal vivo di una jeep avvenuto pochi mesi fa ha riaperto il dibattito sulla possibilità che i sistemi informatici di cui sono dotate le auto di nuova generazione possano essere effettivamente violati. Nello specifico, la notizia riportata inizialmente da Wired è stata criticata da alcune persone per il risalto sensazionalistico dato al rischio che i sistemi delle auto possano essere violati.

Un dato è certo: il veicolo descritto nell’articolo di Wired è stato effettivamente violato da remoto perché qualcuno che si trovava a una notevole distanza dal veicolo ne ha preso il controllo, causando potenziali danni. E non è né la prima né l’ultima volta, né è l’unica marca di veicoli con cui è stato possibile effettuare qualcosa di simile. Alcune ricerche scientifiche (cfr. “Comprehensive Experimental Analyses of Automotive Attack Surfaces”, “Fast and Vulnerable: A Story of Telematic Failures”) documentano di attacchi nei confronti di numerose vetture e di come sia possibile ottenere il controllo remoto totale di una vettura. Inoltre numerosi ricercatori, come quelli del gruppo di Stefan Savage dell’UCSD di San Diego, hanno chiaramente mostrato come numerosi marchi di auto possano essere attaccati da remoto utilizzando strumenti e tecniche di carattere spiccatamente “hacking” e hanno evidenziato che molte case automobilistiche hanno intrapreso azioni volte a ridurre le vulnerabilità delle proprie vetture. Un’azione correttiva è stata ad esempio avviata da FCA (Fiat Chrysler America), la società che ha messo su strada la Jeep di cui racconta l’articolo di Wired. Tuttavia correggere queste vulnerabilità non pone fine alla storia, poiché sanare le falle in un sistema non significa che questo non sia stato violato.

E’ vero che non serve utilizzare toni sensazionalistici per attirare l’attenzione sulle vulnerabilità relative alla sicurezza automobilistica e che idealmente i ricercatori devono lavorare in silenzio dietro le quinte con le case automobilistiche e i loro fornitori per risolvere i problemi più rapidamente possibile, cercando di non ripresentarli nei progetti sui prodotti futuri. Ma quando i documenti di ricerca, le dimostrazioni nei parcheggi e le azioni dirette non riescono a convincere una società a istituire misure di protezione, allora spetta ai ricercatori rompere le fila con questo approccio e dare voce ad una reale ed importante problematica di sicurezza.

La vettura controllata da remoto, finita in una scarpata dopo che sono stati disattivati i freni


venerdì 13 novembre 2015

Google vuole migliorare la sicurezza in auto


Google ha brevettato una funzione per migliorare la sicurezza in auto di chi indossa un wearable.


Tecnologia e automobili sono una combinazione pericolosa. Infatti, mentre alcuni sistemi come la messaggistica vocale possono essere di aiuto mentre si guida, esistono dei gadget che potrebbero rivelarsi solo una rischiosa distrazione. Google ha pensato ad un modo per risolvere il problema.
Stando a quanto riferito dall’US Patent & Trademark Office, Google starebbe brevettando un sistema per rilevare se chi indossa un wearable è alla guida di un’automobile in movimento oppure se è semplicemente un passeggero della stessa. Google vorrebbe poter utilizzare la posizione dell’indossatore del device e rilevare i suoi movimenti in modo da capire se stia effettivamente guidando o meno. Questa nuova funzione potrebbe essere inserita in moltissimi device con sistema operativo Android.
Google, tramite il dispositivo indossato, potrebbe quindi percepire se la persona gira il volante o cambia le marce, agendo poi di conseguenza: a quel punto disattiverebbe tutte le notifiche e le chiamate in arrivo sull’indossabile per migliorare la sicurezza a bordo del guidatore.

I sistemi che rilevano il movimento già esistono, ma non sono ancora in grado di capire se chi indossa un wearable si trova alla guida del veicolo o se è semplicemente un passeggero. Se Google riuscisse a sviluppare al meglio quest’idea sarebbe davvero un enorme passo avanti per la tecnologia. Purtroppo al momento dobbiamo accontentarci del brevetto e non sappiamo se e quando questa funzionalità effettivamente vedrà la luce.

Fleet2Track ha già tanti wearable disponibili per la sicurezza del conducente e dei suoi passeggeri.


giovedì 5 novembre 2015

Le auto senza conducente dovrebbero uccidere i loro passeggeri pur di salvare un pedone?



Immagina di trovarti in un’auto che si guida da sola e che stia per investire un gruppo di pedoni. L’unica alternativa sarebbe sterzare e finire in un burrone. Che dovrebbe fare l’auto? I filosofi si sono scervellati su un dilemma simile per anni, ma la discussione oggi assume un nuovo significato con l’arrivo delle automobili senza guidatore, che nei prossimi anni dovrebbero diventare molto comuni.

In particolare, le auto di Google, della Tesla e di altri produttori dovranno affrontare un esperimento mentale molto discusso chiamato “dilemma del carrello”. Nell’esperimento un carrello ferroviario sta per travolgere cinque persone: tu puoi tirare una leva per deviare la corsa su un altro binario, dove c’è solo una persona. Dovresti ucciderla per risparmiare le altre cinque?
Molti credono di sì, ma questo istinto morale è complicato da altri scenari. Per esempio: sei su un cavalcavia sopra il binario e vedi un carrello ferroviario lanciato a grande velocità contro cinque persone. Accanto a te c’è un uomo grasso, e sai che il suo peso basterebbe a fermare la corsa del veicolo. È morale scaraventarlo giù per salvare quei cinque?

Finire nel burrone
Secondo uno studio pubblicato a ottobre sul sito scientifico Arxiv se si chiede a persone che non si occupano di filosofia come dovrebbe comportarsi un’auto senza pilota nel caso sia inevitabile la morte degli occupanti o quella dei pedoni, la maggior parte risponderà che le auto dovrebbero essere programmate in modo da non ferire i passanti.
I ricercatori, guidati dallo psicologo Jean-François Bonnefon della scuola di economia di Tolosa, hanno presentato a novecento persone vari scenari di possibili incidenti. E hanno scoperto che il 75 per cento pensa che l’auto debba sempre sterzare e uccidere il passeggero, anche per salvare un solo pedone.
Il “dilemma del carrello” è al centro delle discussioni perché è un esempio della tensione tra il dovere morale di non fare danno e quello di non commettere azioni malvagie.
La vecchia scuola di pensiero, l’utilitarismo, sostiene che l’azione morale è quella che genera la felicità maggiore al maggior numero di persone. In base a questo ragionamento, un’auto senza conducente dovrebbe scegliere l’azione che garantisce di risparmiare il maggior numero di persone, indipendentemente dal fatto se siano passeggeri o pedoni.
Se morissero cinque occupanti dell’auto nello schianto contro il muro, il mezzo dovrebbe proseguire la sua corsa anche se ciò comportasse l’investimento di un pedone. Il ragionamento può sembrare semplicistico, ma è difficile contestare i dettagli della teoria utilitaristica, concepita dal filosofo inglese dell’ottocento John Stuart Mill.

Di chi è la responsabilità
In ogni modo, altri pensatori intervenuti nella discussione sul “dilemma del carrello” sostengono che l’utilitarismo è un approccio rozzo, e che l’azione moralmente corretta non si limita a valutare le conseguenze, ma considera anche di chi sia la responsabilità morale.
In una serie di lezioni al riguardo, Helen Frowe, docente di filosofia pratica all’università di Stoccolma, afferma che i produttori di auto a guida autonoma dovrebbero programmare i loro veicoli in modo da proteggere i passanti, perché chi si trova nell’auto ha più responsabilità negli incidenti che potrebbe provocare.
“Abbiamo imperativi piuttosto rigorosi che ci dicono di non uccidere le persone”, ci ha detto. “Se hai deciso di salire su un’auto a guida automatica, questo crea il rischio”.
La questione etica assume aspetti più complicati quando l’argomentazione di Frowe rimanda a un’azione morale diversa da quella della teoria utilitarista. Per esempio, un’auto a guida autonoma potrebbe avere quattro occupanti, o magari due bambini nel sedile posteriore. Come cambia il calcolo morale?
Se i passeggeri sono tutti adulti, Frowe ritiene che siano loro a dover morire per evitare lo scontro anche con il pedone, perché gli adulti hanno scelto di salire nell’auto e quindi ne hanno la responsabilità morale.
Anche se Frowe ritiene che i bambini non siano moralmente responsabili, sostiene che non è ammissibile dal punto di vista etico uccidere una persona per salvare due bambini. “Più è alto il numero di bambini, più diventa facile giustificare il fatto che ne venga ucciso anche uno solo. Ma nei casi in cui ci siano solamente adulti sul veicolo, potrebbe essere necessario doverne salvare un bel po’ – più di dieci, magari tutti quelli che ci stanno in un autobus – per rendere moralmente accettabile l’uccisione anche di una sola persona”.

Meglio non far nulla
Non invidiamo i poveri progettisti del software (e anche i legali) impegnati a venirne a capo, dato che le cose possono diventare ben più intricate. E se un pedone fosse sbadato, o addirittura fosse spuntato davanti all’automobile con la precisa intenzione di farla sterzare e uccidere l’occupante? Visto che le auto senza conducente non sono in grado di valutare le intenzioni dei pedoni, questo risvolto morale è davvero molto difficile da prendere in considerazione.
I filosofi sono lontani da una soluzione, nonostante i fiumi di carta in cui hanno sviscerato ogni minimo dettaglio etico. Per esempio, è più immorale puntare l’auto contro un pedone isolato, oppure non fare proprio niente e lasciare che la vettura investa qualcuno? Il professore Warren Quinn, che insegnava alla University of California, ha respinto l’idea utilitarista secondo la quale la moralità deve massimizzare la felicità, per sostenere invece che gli esseri umani hanno il dovere di rispettare le altre persone. Dunque dal punto di vista etico un’azione che arreca danni in maniera diretta e deliberata è peggiore di una indiretta che li provochi in maniera casuale.
Ovviamente, capiterà molto di rado una situazione in cui le auto senza conducente si trovino a dover scegliere tra due sole linee di condotta e siano in grado di calcolare, con un grado di certezza pari al 100 per cento, che entrambe portino alla morte. Però quando tra un po’ di tempo ci saranno abbastanza auto senza conducente sulla strada, non è del tutto assurdo che i programmi di guida dovranno scegliere se ferire un pedone o un passeggero. Qualsiasi auto senza conducente sicura dovrebbe essere in grado di riconoscere e valutare questi casi.
I produttori di auto autonome devono ancora rendere noto il loro punto di vista sulla faccenda. Però, data la mancanza di unanimità anche al livello filosofico, pare improbabile che riescano a trovare una soluzione che accontenti tutti.

mercoledì 4 novembre 2015

Tesla, il nuovo software per la Model S attiva un (quasi) completo meccanismo di guida automatica


Tesla ha aggiornato il software di gestione del modello S dei suoi autovecoli, un update che dovrebbe essere distributo a breve negi USA e nel resto del mondo. Si tratta di un aggiornamento importante poiché consente il controllo semiautomatico. Il pilota automatico si serve di una telecamera rivolta in avanti, di radar e sonar con sensori a 360°, funzioni di aggiornamento automatico del traffico che permettono di guidare Model S sia sulle strade sgombre sia in quelle più affollate.



La casa automobilistica ha integrato un meccanismo di cambio automatico di corsia (basta accendere l’indicatore di direzione quando, ad esempio, si incontra qualcuno che viaggia troppo lentamente), funzioni che rilevano un posto libero nel parcheggio e che consentono di parcheggiare l’auto da sola, automaticamente. Specifici dispositivi di sicurezza tengono costantemente sotto controllo segnali stradali, semafori, pedoni e avvisano in caso di cambi di corsia non intenzionali.

Il conducente deve rimanere presente e attento; si possono togliere le mani dal volante per pochi secondi ma se lo fa per troppo tempo viene emesso un segnale acustico e l’auto si fermerà da sola per sicurezza. Il conducente è insomma sempre responsabile, una scelta conservativa che contrasta con quanto dichiarato recentemente da Volvo che, in caso di sinistri, vuole esonerare i conducenti da responsabilità nelle auto a guida automastica.

All’interno della Model S, c’è un touchscreen da 17”, inclinato verso il conducente e dotato di modalità giorno e notte, per garantire una migliore visibilità e minori distrazioni. Lo schermo offre la possiiblità di controllare vetri, climatizzatore, radio, la connessione per dispositivi portatili consente di trovare una destinazione, canzoni, cercare ristoranti, ecc. Le Mappe e navigatore offrono aggiornamenti automatici gratuiti per 7 anni.